Presentazione dell’opera “I racconti del mare”
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I racconti del mare – Roberto Fasciano, raccolta di composizioni per pianoforte ispirate al mare
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I racconti del mare è una raccolta di brani per pianoforte che nasce dal desiderio di tradurre in musica il linguaggio del mare, i suoi respiri, i suoi silenzi, le sue metamorfosi.
Non è solo un ciclo pianistico, ma un percorso poetico e interiore: ogni brano è una visione, un’emozione, un frammento di tempo che il mare custodisce e restituisce a chi sa ascoltare.
Composta nel 2007 e pubblicata da Florestano Edizioni, la raccolta è stata incisa nello stesso anno presso il Lab Sonic Studio di Matera, e rappresenta una delle tappe più significative della mia ricerca compositiva.
In questi brani convivono elementi della tradizione classica e della modernità: linguaggi tonali e modali, armonie aperte, accordi estesi, ritmi che richiamano le maree.
Il pianoforte diventa paesaggio, voce e respiro: a volte moto ondoso, a volte luce, a volte silenzio.
Ogni titolo rimanda a una suggestione — Orme, Alba sul Mediterraneo, Volo di Gabbiani, Il canto del mare, Il respiro… — e ognuno di questi racconti nasce da un’immagine, da una memoria, da un suono interiore.
Attraverso il mare si parla della vita: di ciò che resta e di ciò che scompare, del tempo, della memoria, dei sentimenti profondi che abitano l’animo umano.
Ascoltare I racconti del mare significa lasciarsi attraversare da questo movimento continuo: come onde, i suoni si rincorrono e si dissolvono, cercando — in ogni nota — un punto d’incontro tra la natura e l’anima, tra la musica e il silenzio.
Alba sul Mediterraneo
“Alba sul Mediterraneo” nasce da un momento sospeso, quando la notte si ritira e la luce del giorno comincia a respirare.
Il mare diventa specchio del cielo, e in quel riflesso si accende la speranza del nuovo giorno.
Didascalia:
«Nella calma delle ore del mattino, si ritira l’oscurità silente, mentre i primi raggi di sole si riflettono su uno specchio d’acqua in un contrappunto di luci e ombre.»
La musica si apre lentamente, come un orizzonte che si schiarisce: un canto di luce e di rinascita, dove le voci del contrappunto si intrecciano come raggi che attraversano l’acqua.
Il Canto del Mare
“Il canto del mare” è una pagina poetica e luminosa: il pianoforte disegna un’onda quieta, fatta di linee cantabili e legature morbide che si aprono e si richiudono come un respiro lento. Le armonie, lievemente cangianti, sostengono una melodia essenziale, lasciando spazio a silenzi trasparenti e a un tempo interiore che scorre senza fretta. Non c’è descrizione letterale: c’è l’immagine del mare calmo, l’orizzonte che si schiarisce, la luce che si posa sull’acqua.
Didascalia: «Suoni d'acqua, suoni di vento e di terra si fondono nel magico canto del mare.»
Un brano di misura e chiarezza, dove l’emozione nasce dalla semplicità del gesto e dalla sospensione dell’ultimo accordo — come uno sguardo che resta sulla linea del mare.
Il Respiro
“Il Respiro” evoca il ritmo invisibile dell’oceano, il suo eterno alternarsi di moto e quiete.
È un canto vitale e fluido, che parla di movimento, di energia e di ritorno.
Didascalia:
«Il respiro del mare si perpetua suadente nelle maree, nelle onde e nella risacca.»
Il pianoforte diventa il traduttore di questa forza naturale: le note si muovono come onde, respirano, si espandono e si ritirano, in un equilibrio continuo tra sospensione e rilascio.
Orme
Come impronte lasciate sulla sabbia, “Orme” è un brano che racconta ciò che resta e ciò che svanisce.
Le onde cancellano i segni del nostro passaggio, ma ne conservano la memoria, come un’eco lontana.
Didascalia:
«Orme delebili, lasciate come calchi al nostro passaggio, si inseguono alla ricerca del tempo.»
La musica si muove in un ritmo continuo, come il respiro del mare, alternando sospensioni e ritorni, mentre il suono del pianoforte diventa il passo del tempo che scorre e si dissolve.
Il Castello di Sabbia
“Il Castello di Sabbia” è un ricordo che riaffiora, una pagina di memoria che si dissolve come sabbia bagnata.
È la nostalgia dell’infanzia, della bellezza fragile e del tempo che scorre in silenzio.
Didascalia:
«L’incanto di un castello; il nostro passato riemerge alla memoria e svanisce come sabbia bagnata.»
Il brano si muove con dolcezza e malinconia: la melodia, ampia e cantabile, si intreccia con arpeggi delicati in 6/8, come onde leggere che accarezzano la riva.
Nella coda finale, la musica si spegne lentamente su un pedale di Fa, come un carillon che smette di suonare, lasciando un’eco di sogno e serenità.
Orizzonti
“Orizzonti” è un invito a guardare lontano, a superare i confini visibili per scoprire ciò che attende oltre.
È una musica che respira libertà, speranza e movimento interiore.
Didascalia:
«Gli orizzonti sono negli occhi di chi vede lontano, nel cuore di chi spera, nell’anima di chi ha pace.»
Il brano alterna slancio e quiete: la sezione A, animata da ritmi sincopati e accordi ampi, suggerisce energia e desiderio di scoperta; la sezione B, più pacata, è un momento di riflessione, come una pausa contemplativa tra due viaggi.
La ripresa finale unisce questi due mondi in un’unica visione serena e luminosa.
Grecale
“Grecale” è il vento che soffia forte sul mare e ne modella la superficie, le vele, le rocce.
È energia pura, luce, moto, libertà.
Un brano che unisce virtuosismo e poesia, evocando la forza dinamica degli elementi naturali.
Didascalia:
«Il soffio del vento sfiora la superficie del mare e prende forma nei mille spruzzi d’acqua, nelle bianche e gonfie vele, nelle rocce scolpite.»
La musica procede con slancio e impeto: le raffiche di vento diventano rapide volatine e accordi incisi, le onde si infrangono in un ritmo irregolare e potente, fino a dissolversi in un respiro di luce.
Volo di Gabbiani
“Volo di Gabbiani” racconta la libertà, la leggerezza e la grazia di un volo che attraversa il cielo.
È il mare visto dall’alto, sospeso tra vento e silenzio, tra la terra e l’infinito.
Didascalia:
«I disegni di un volo libero, evoluzioni di un gabbiano, animano lo spazio incontrastato di un’aria tersa, nel cielo azzurro di primavera.»
Il pianoforte diventa respiro e movimento: la musica si libra nell’aria, si alza e si distende come ali che si aprono alla luce, evocando la purezza e la bellezza del volo.
Al Crepuscolo
“Al Crepuscolo” nasce dal dialogo silenzioso tra luce e ombra, tra ciò che finisce e ciò che inizia.
È un momento sospeso, dove il tempo rallenta e lascia spazio al pensiero.
Didascalia:
«Uno sguardo al passato e uno al futuro. Con questi pensieri mi perdo nella luce soffusa e misteriosa del crepuscolo.»
Il brano, in Mi bemolle maggiore, si muove con passo lento e meditativo: la melodia cantabile si intreccia con armonie arricchite da none e tredicesime, che creano un colore moderno e raffinato.
La sezione centrale, più mossa, si apre come un raggio di luce prima del tramonto, per poi tornare a un’atmosfera intima e raccolta, fino a dissolversi nella calma della sera.
Riflessi di Luna
“Riflessi di Luna” è una visione poetica: la luce lunare che danza sull’acqua, trasformando il silenzio notturno in musica.
È il momento in cui il mare diventa specchio del cielo, e il suono si fa riflesso.
Didascalia:
«C'era una luna tutta sola, in un cielo stellato, quasi viola. Col suo volto luminoso, sul mare si specchiò. E il mare, generoso, abbracciò quello spicchio di luna non più sola.»
La scrittura alterna dolcezza e trasparenza: gli arpeggi della mano sinistra terminano spesso su una nona sospesa, mentre la melodia scorre serena e sognante.
Nella sezione B, il ritmo puntato e il gioco tra figura e sfondo evocano il tremolio della luce che si rifrange sulle onde.
La coda, intima e contemplativa, chiude il brano come un respiro sotto la luna, tra sogno e realtà.
Pensieri sommersi
“Pensieri sommersi” è un viaggio interiore, un’immersione nella profondità dell’anima, dove le emozioni si muovono lente come correnti sottomarine.
È la parte più intima e riflessiva de I racconti del mare, dove il tempo sembra sospeso e ogni nota diventa pensiero.
Didascalia:
«Scorrono i pensieri, corre la mia penna su un foglio, come trascorre il tempo. Tutto fugge via senza orma, né traccia, tra la nebbia d’inverno, il silenzio sotto le stelle, la pioggia che scende, il moto delle onde; ma qualcosa resta. L’amore è immortale.»
Il brano, in Re bemolle maggiore, unisce una melodia cantabile a un linguaggio armonico ricco e dilatato.
Le terzine regolari e gli accordi ampi creano una sensazione di respiro e continuità.
È una pagina di grande intensità lirica e spirituale: un pensiero che affiora, un ricordo che non si dissolve, un’emozione che rimane — come un’eco nel profondo del mare.
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